E mi ritrovo a scrivere su questo foglio bianco, senza neanche a vedere quanto tempo è passato dall'ultima volta che l'ho fatto.
Sono consapevole che lo faccio ogni volta che non sto bene con me stesso. Sono quasi contento che avvenga sempre a distanza di diversi mesi. Volendo vedere il "bicchiere mezzo pieno" potrebbe significare che per la maggior parte del tempo sto bene !
Considerazioni "ottimistiche" a parte sono consapevole che qualche "pezzo" della mia vita personale non gira per il verso giusto. Che poi, cercando sempre di farmi i 'zzi miei, non so se gli altri vivono gli stessi miei stati d'animo.
Ieri è stato il mio compleanno. Una data in cui si tirano per certi versi le somme, anche considerando che sono ormai 54 anni. Sono a Locarno da 2 giorni, perchè la Pina ha il famoso/famigerato dottorato di ricerca e sta svolgendo qui il suo periodo di "esperienza e studio" all'estero.
Tra ieri e oggi mi hanno comunicato di non avere raggiunto un obiettivo del mio lavoro, cosa che comporta una piccola (ma per me utile) perdita economica ed una occasione di progressione di carriera rinviata di un anno a causa della valutazione ad esso legato.
Da novembre 2024 ad oggi è stato un periodo costellato di eventi: mi sono illuso di potere completare tardivamente il mio percorso di studi universitari lasciato a poco meno della metà per dedicarmi al lavoro dopo il servizio obbligatorio di leva. Non rendendomi conto che sono più bravo a fare che a studiare e perdendoci dei soldi che avrei potuto dedicare ad altro.
Ho venduto prima della partenza della Pina l'unica cosa che tutto sommato mi rende vivo: la moto. Le sensazioni che riesce a darmi mi danno in modo effimero la sensazione di essere libero, tranne poi mettere il cavalletto in garage e rendermi conto che si sta ritornando alla solita routine.
Alla fine l'ho ricomprata. E ho comprata quella che avrei voluto nel 2021 e che non sono arrivato a comprare perché eravamo in piena pandemia.
Da novembre faccio la spola con Locarno ogni 10 giorni. Anche qui faccio i conti con l'età. Non ho più 18 anni e tornare nella mia città natia alle 22 della domenica per andare a lavorare presto il lunedì mattina non è cosa facile.
Faccio la spola per la Pina, per non lasciarla sola considerato che qui a Locarno non è riuscita a intrecciare relazioni sociali fino a un paio di settimane fa. Per aiutarla a fare la spesa e forse, sotto sotto, per avere quella sensazione di normalità ...
Da novembre, quindi, vivo il mio stato di single/non single. Lavoro, cena dal padre (anche lui da solo), ritorno a casa alle 22, chiamata alla Pina, letto e ... si ricomincia.
Un sabato si ed uno no (quello in cui sono a Locarno) a badare alla colf, un minimo di spesa (che poi la spesa del single è qualcosa di estremamente triste: latte, biscotti, qualcosa per il pranzo della domenica ...), pulizie, lavatrice ...
Vero è che alle cose alla fine si ci abitua. Devo dire che a parte le prime volte ora, a parte qualche lacrima iniziale, non vedo l'ora di tornare a casa tra le mie cose. Anche se sulla casa e sulla sua qualità della vita si dovrebbe aprire un altro capitolo della vita (che forse altre volte ho aperto su questi fogli).
Ho fatto in questi mesi cose da folli, chiedendomi se ne valesse la pena e accettando obtorto collo l'aiuto economico di mio padre.
Mi chiedo se, alla fine, tutti i sacrifici fatti in termini economici, stress e fatica fisica siano stati giusti o sbagliati. Se qualcun altro al mio posto avrebbe fatto lo stesso.
Ma anche se una vita condotta in questo modo, un pezzo qui e un pezzo li, è una vita normale o meno.
Poi c'è l'aspetto amici: quando sei sposato ti vedono sempre come una coppia anche se sei da solo. Quindi fino a quando non ritorni "coppia" non ti considera nessuno. Nessuno capisce il tuo stato d'animo e, probabilmente, anche se lo racconti non lo capirebbero.
Da mesi non vedo nessuno se non i miei colleghi di lavoro. Con gli orari che ho, uscendo di mattina presto e tornando a casa la sera dopo cena, nel palazzo dove abito sono un desaparecido, una sorta di "fantasma", uno "trasparente". E il fatto di essere in "coppia" da sempre non mi ha fatto sviluppare amicizie "stand alone" ma sempre situazioni di coppia. Al contrario della Pina che, per il lavoro che ha fatto e che fa e per le sue amicizie "storiche", è riuscita a mantenere delle amicizie.
Io, invece, sto pagando il pegno di essermi dedicato sempre agli altri e non avere mai pensato a me stesso. Ad essere sempre andato ad aiutare le persone illudendomi che, al momento del bisogno, gli altri che ho aiutato potessero aiutarmi.
Penso di essere visto dagli altri come una sorta di contenitore, un qualcuno/qualcosa che può essere aiutato spesso a gratis per risolvere i loro problemi e poi abbandonato al suo destino.
Prova ne è quando qualcuno ha qualche problema che rientra nella mia sfera lavorativa: mi chiamano, vogliono risolto il problema, glielo risolvo, (spesso poi) scompaiono per tempo ...
Tristezza infinita la solitudine ...