venerdì, febbraio 21, 2025

La solitudine dei numeri primi

E mi ritrovo a scrivere su questo foglio bianco, senza neanche a vedere quanto tempo è passato dall'ultima volta che l'ho fatto.

Sono consapevole che lo faccio ogni volta che non sto bene con me stesso. Sono quasi contento che avvenga sempre a distanza di diversi mesi. Volendo vedere il "bicchiere mezzo pieno" potrebbe significare che per la maggior parte del tempo sto bene !

Considerazioni "ottimistiche" a parte sono consapevole che qualche "pezzo" della mia vita personale non gira per il verso giusto. Che poi, cercando sempre di farmi i 'zzi miei, non so se gli altri vivono gli stessi miei stati d'animo.

Ieri è stato il mio compleanno. Una data in cui si tirano per certi versi le somme, anche considerando che sono ormai 54 anni. Sono a Locarno da 2 giorni, perchè la Pina ha il famoso/famigerato dottorato di ricerca e sta svolgendo qui il suo periodo di "esperienza e studio" all'estero.

Tra ieri e oggi mi hanno comunicato di non avere raggiunto un obiettivo del mio lavoro, cosa che comporta una piccola (ma per me utile) perdita economica ed una occasione di progressione di carriera rinviata di un anno a causa della valutazione ad esso legato.

Da novembre 2024 ad oggi è stato un periodo costellato di eventi: mi sono illuso di potere completare tardivamente il mio percorso di studi universitari lasciato a poco meno della metà per dedicarmi al lavoro dopo il servizio obbligatorio di leva. Non rendendomi conto che sono più bravo a fare che a studiare e perdendoci dei soldi che avrei potuto dedicare ad altro.

Ho venduto prima della partenza della Pina l'unica cosa che tutto sommato mi rende vivo: la moto. Le sensazioni che riesce a darmi mi danno in modo effimero la sensazione di essere libero, tranne poi mettere il cavalletto in garage e rendermi conto che si sta ritornando alla solita routine.

Alla fine l'ho ricomprata. E ho comprata quella che avrei voluto nel 2021 e che non sono arrivato a comprare perché eravamo in piena pandemia.

Da novembre faccio la spola con Locarno ogni 10 giorni. Anche qui faccio i conti con l'età. Non ho più 18 anni e tornare nella mia città natia alle 22 della domenica per andare a lavorare presto il lunedì mattina non è cosa facile.

Faccio la spola per la Pina, per non lasciarla sola considerato che qui a Locarno non è riuscita a intrecciare relazioni sociali fino a un paio di settimane fa. Per aiutarla a fare la spesa e forse, sotto sotto, per avere quella sensazione di normalità ...

Da novembre, quindi, vivo il mio stato di single/non single. Lavoro, cena dal padre (anche lui da solo), ritorno a casa alle 22, chiamata alla Pina, letto e ... si ricomincia.

Un sabato si ed uno no (quello in cui sono a Locarno) a badare alla colf, un minimo di spesa (che poi la spesa del single è qualcosa di estremamente triste: latte, biscotti, qualcosa per il pranzo della domenica ...), pulizie, lavatrice ...

Vero è che alle cose alla fine si ci abitua. Devo dire che a parte le prime volte ora, a parte qualche lacrima iniziale, non vedo l'ora di tornare a casa tra le mie cose. Anche se sulla casa e sulla sua qualità della vita si dovrebbe aprire un altro capitolo della vita (che forse altre volte ho aperto su questi fogli).

Ho fatto in questi mesi cose da folli, chiedendomi se ne valesse la pena e accettando obtorto collo l'aiuto economico di mio padre.

Mi chiedo se, alla fine, tutti i sacrifici fatti in termini economici, stress e fatica fisica siano stati giusti o sbagliati. Se qualcun altro al mio posto avrebbe fatto lo stesso.

Ma anche se una vita condotta in questo modo, un pezzo qui e un pezzo li, è una vita normale o meno.

Poi c'è l'aspetto amici: quando sei sposato ti vedono sempre come una coppia anche se sei da solo. Quindi fino a quando non ritorni "coppia" non ti considera nessuno. Nessuno capisce il tuo stato d'animo e, probabilmente, anche se lo racconti non lo capirebbero.

Da mesi non vedo nessuno se non i miei colleghi di lavoro. Con gli orari che ho, uscendo di mattina presto e tornando a casa la sera dopo cena, nel palazzo dove abito sono un desaparecido, una sorta di "fantasma", uno "trasparente". E il fatto di essere in "coppia" da sempre non mi ha fatto sviluppare amicizie "stand alone" ma sempre situazioni di coppia. Al contrario della Pina che, per il lavoro che ha fatto e che fa e per le sue amicizie "storiche", è riuscita a mantenere delle amicizie.

Io, invece, sto pagando il pegno di essermi dedicato sempre agli altri e non avere mai pensato a me stesso. Ad essere sempre andato ad aiutare le persone illudendomi che, al momento del bisogno, gli altri che ho aiutato potessero aiutarmi.

Penso di essere visto dagli altri come una sorta di contenitore, un qualcuno/qualcosa che può essere aiutato spesso a gratis per risolvere i loro problemi e poi abbandonato al suo destino.

Prova ne è quando qualcuno ha qualche problema che rientra nella mia sfera lavorativa: mi chiamano, vogliono risolto il problema, glielo risolvo, (spesso poi) scompaiono per tempo ...

Tristezza infinita la solitudine ...

giovedì, novembre 14, 2024

Vita in viaggio

Strana la vita. Volo Linate/Palermo del 10/11/2024. Seduto nel posto 15a, finestrino, mano Ita sapesse che mi piace vedere fuori quando volo.

Di sottofondo, con le AirPods alle orecchie, una playlist di musica soft degli anni 90 scaricata da Spotify.

I corsi e ricorsi della storia: gli anni in cui facevo radio a Palermo.

Sarà stato il cortisone che prendo da un paio di giorni ma la frequenza cardiaca mentre ero in attesa ha raggiunto i 135.

Forse a questo si aggiunge anche lo stress di un viaggio di ritorno da Locarno (Svizzera) dove la Pina resterà fino al 22/12/2024.

Il dottorato di ricerca che ha vinto su fondi PNRR impone la permanenza minima di 6 mesi all’estero. E questa è la prima tranche.

Prima di lasciarla sola fino al mio prossimo viaggio (fra 10 giorni) mi chiedeva il senso di tutto ciò e se era la cosa giusta.

Le ho spiegato che nella vita non esistono cose giuste o sbagliate (e qui trattengo le lacrime giusto per non dare soddisfazione ai ragazzini che mi siedono accanto). 

Esistono cose che si sentono e si vogliono fare.

Ma a questo punto mi chiedo se tutto ciò ha un senso e ne vale la pena.

Non è solo per soldi, per avere un fisso mensile (cosa che, nella disorganizzazione totale del precedente lavoro, non esisteva) ma allora per cosa ?

Il progetto di ricerca non le piace, ritiene che la permanenza a Locarno possa non essere profiqua.

Io le ho detto di aspettare, che almeno questo primo periodo per capire se ne vale la pena o meno è funzionale alla rinuncia.

Ma, egoisticamente nel chiuso di una cabina di un aereo, mi chiedo se effettivamente vale la pena avventurarsi in questi meandri,

Sotto di me vedo città ma intravedo il mare. Penso stiamo sorvolando la Liguria.

Prima, un mese fa, pensavo che questo momento potesse essere un momento di libertà dopo 23 anni di matrimonio.

Oggi, invece, piango.

Piango di rabbia per averla in parte convinta ad avventurarsi in questa avventura folle per l’età che ha la Pina.

Piango di rabbia perché la scelta deriva da un gestione da body rental del suo precedente datore di lavoro.

Piango di rabbia perché penso che non sia giusto dovere abbandonare la propria terra per avere prospettive migliori di lavoro.

Spero che la giornata di domani riservi  alla Pina le risposte giuste per potere continuare con limitata serenità il proseguo di questa sua avventura.

Ad majora!

E con “More than words” degli Extreme passo e chiudo 

domenica, settembre 08, 2024

Senza titolo

 Questa volta voglio farlo, scrivere di getto senza rileggere ciò che scrivo.

Perchè voglio che i miei pensieri diventino parole su questo foglio. Senza ripensamenti, senza cambiamenti.

Così, come vengono.

Sono stanco, stanco mentalmente, stanco di tutto.

Con le mente annebbiata, con l'incapacità di ragionare in maniera lucida.

Con un desiderio. Quello di avere una vita normale, una vita dove l'unico problema è (paradossalmente) gestire il quotidiano e scegliere cosa mangiare per cena.

Invece da anni mi trovo infognato in situazioni più o meno complesse, come quella della casa in cui vivo.

E la casa, e tante altre situazioni (anche lavorative), alla fine mi hanno logorato dall'interno.

Non so se questo è il principio di un burnout o di una depressione ma sono veramente svuotato. 

Ho perso il piacere, la voglia di fare le cose.

Le giornate si susseguono in un elenco di cose da fare, una serie di obblighi.

Ma non riesco a pensare a nulla che mi possa fare cambiare idea sul piacere di fare le cose.

Neanche quelle che potrebbero essere le mie passioni.

E più sono così più mi deprimo perchè non riesco a vedere una via di uscita.

Poi, ora, si aggiunge il "carico". Il dottorato della Pina, la sua partenza per la Svizzera.

Un percorso ad ostacoli fatto di ricerche di alloggio, obblighi burocratici, telefonate e riunioni, permessi di soggiorno. Un percorso in cui la Pina si è, con caparbietà, infilata ed è riuscita a portare i 3 punti a casa.

Ma ora i nodi vengono al pettine con l'organizzazione della partenza e la burocrazia che è tutta in capo a me.

Non ho il coraggio di uccidermi ma se dovesse venirmi una malattia l'unica mia richiesta sarebbe quella di evitare la sofferenza.

Non ho figli a cui lasciare il testimone, non ho un futuro e il presente non mi gratifica. Andarsene non è una sconfitta ma, forse, la fine di una vita vissuta con troppi alti e bassi ...

domenica, dicembre 03, 2023

Domenica è sempre domenica

Mi chiedo sempre perchè mi trovo a scrivere in questo foglio bianco le mie sensazioni, le mie emozioni.

Scrivo senza guardare neanche il foglio, di getto ... senza rivedere quello che scrivo.

Sono le 9:00 di una domenica di dicembre. Un evento (una cazzata, la presentazione di una autovettura in un concessionario) con colazione offerta. La scusa per fare qualcosa di diverso (e "a scrocco") in un periodo assolutamente piatto. Piccole variazioni sul tema di una vita estremamente piatta, divisa tra lavoro, casa e i laboratori "fuori porta" della Pina (con me in versione "portatore di borse" e "driver").

Sono sempre più a terra. Il lavoro non va benissimo. In ufficio ci sono tanti problemi. Il mio "capo" che è la più classica delle persone inutili. Prossimo alla pensione ma incapace di gestire il suo lavoro e quello dei suoi collaboratori. La voglia è quella di dirgli quello che penso di lui ma mi devo trattenere. Digli che penso che sia una testa di cazzo non porterebbe nessun vantaggio. Ma so che, tra i colleghi, in diversi (o, per meglio dire, la quasi totalità) la pensa come me. 

Difficile fare buon viso a cattivo gioco.

A casa sempre peggio: la Pina è assolutamente destabilizzata. Non prende decisioni, dice che fa le cose per fare contenti gli altri. E questa cosa non mi piace per niente.

Arrivo al sodo: non riesco più a gestire. Ci sono momenti in cui scapperei da questa vita. Una vita che gestisco con enorme difficoltà perchè ho problemi in tutti i campi.

La casa è un incubo. Mai fatta scelta più sbagliata ma il momento storico era molto particolare. La morte dei genitori della Pina a distanza di pochi mesi l'uno dall'altro, la voglia di ricominciare dopo 3 morti importanti in pochi anni ... e invece ci siamo inconsapevolmente infilati in un incubo.

La vita personale ... lasciamola stare. Parlerei in questo momento di "coabitazione" più di convivenza.

Nessun progetto. Ci trasciniamo nella monotonia della vita da cinquantenni squattrinati e indebitati. Non riusciamo a emergere da questa monotonia anche perchè ho capito che la carretta praticamente la tiro io.

Con scelte, organizzazione di vita, aiuto ...

Sono stanco ed ho bisogno di parlare con qualcuno. Ma non voglio "scoprire il fianco" parlandone ai pochi amici rimasti che, probabilmente, non riuscirebbero neanche a capire le mie sensazioni e non riuscirebbero ad aiutarmi.

Non sto bene in tutti i sensi e devo, invece, fingere di stare bene davanti a tutti.

E questa consapevolezza mi sta lentamente buttando giù, mi sta demolendo mentalmente.


sabato, settembre 16, 2023

“Chiedimi se sono felice”

Che strano. Mi sono reso conto che scrivo un post all'anno. Verrebbe da pensare che la mia resistenza è pari a 365 giorni e, dopo questi, ho necessità di sfogarmi ... almeno qui !

La verità è che ho la percezione che vada sempre peggio (o che, forse, la mia capacità di resistenza inizia a essere particolarmente bassa).

Sono stanco. Ma non è solo stanchezza fisica (con l'età è sempre più presente).

E' quella mentale che mi frega. Mi rendo conto che inizio ad averne le scatole piene di Pina.

La sua scostanza, la sua diffusa incapacità di gestire il tempo, il buttarsi a capofitto nelle situazioni lavorative senza pensare a tutto ciò che continua a girarle attorno.

E il suo essere diversa. In vacanza, appena terminate, è una persona completamente diversa.

Fuori casa perfetta, dentro casa una persona diversa.

“Chiedimi se sono felice”

“Sei felice ?” “In questo momento ? Probabilmente no”

Non sono soddisfatto della mia vita in questo momento. Ho la costante percezione di solitudine. Al lavoro come a casa.

Al lavoro le cose non vanno come desidererei. Sarà l’onda lunga della vacanza (breve) estiva, sarà il post Covid … parto la mattina con i migliori propositi del mondo ma poi mi scontro con la realtà che mi circonda.

“Mi siddia” in una parola. Inutile provare a fare qualcosa di buono, di positivo, se ciò che ti circonda gira in una direzione diversa.

Inutile provare a cambiare il verso. Tanto le cose difficilmente potranno cambiare allo stato attuale.

A casa mi rendo conto che siamo su universi paralleli. Abbiamo tempi diversi, aspettative diverse.

Mi sento, ormai da parecchio tempo, come uno strumento da utilizzare. Come quello buono per scendere i sacchi del materiale dei laboratori della Pina dalla macchina, come quello buono per garantire alla Pina una vita dignitosa (considerato che il lavoro della Pina non le consentirebbe di sopravvivere per molto tempo).

Uno strumento in pratica. 

Ormai abbiamo perso il senso della vita in comune. Le uniche cose da fare assieme sono la spesa al supermercato, fare lo chauffeur, cenare assieme.

La colazione a casa è una utopia, “è più rapido farla fuori …”.

"Chiedimi se sono felice". La risposta è: forse (e ribadisco forse) da solo si ... 

domenica, dicembre 25, 2022

Intolleranza ...

Oggi, data astrale 25/12/2022. Questo inizio sa molto di filmone di fantascienza. Invece questo "blocco degli appunti" serve, sostanzialmente, a fissare date, pensieri e stati d'animo.

Con il passare degli anni aumenta il senso di insofferenza nei confronti di una vita che inizio a non tollerare più. La sensazione è quella di avere fatto solamente scelte sbagliate, di essermi attorniato di persone sbagliate.

In sintesi: non è che ho sbagliato tutto nella mia vita.

In certi momenti mi sento solo un "bancomat", uno di quelli che paga sempre tutto (il mutuo, le spese di casa, ...) senza mai riuscirsi a ritagliare una gioia per se stessi.

La moto, paradossalmente, mi offre quella sensazione di libertà e di pace che non riesco a trovare nella vita. E, sempre più spesso, penso di scappare dalla vita. Spegnere il cellulare per una settimana e rendermi irraggiungibile dal mondo.

Sento il peso dell'età ma sento ancora di più il peso della vita. Non ho gioie ma solo situazioni che vivo come enormi problemi. Il rapporto con la Pina, i problemi di salute di un padre anziano che praticamente sono stato lasciato solo ad accudire ... forse anche tutte queste situazioni alimentano la voglia di scappare dal mondo interno, di rendermi assolutamente trasparente a tutti.

Penso alla vecchiaia, ai problemi di salute. A Pina che mi da solo problemi (e lei è consapevole di questo) ma io sono obbligato a negare per evitare lo scontro "in famiglia".

Pina sta male (ernia del disco) dal 03/12/2022 e io dall'8/12/2022 sono stato costretto a trasferirmi a casa di mio padre. Forse anche questo dovere continuamente abbozzare, ritornare "alla casa del padre", dovere sempre cercare il compromesso. Questo inizia a farmi andare quasi fuori di testa e deprimermi. 

Deprimermi a tal punto da chiedermi se non è veramente arrivato il tempo di chiedere un aiuto esterno per rileggere la vita con occhi diversi.

Ma tra spese, mutuo, condominio, non lavoro della Pina i soldi che mi restano in tasca sono veramente pochi.

E questa continua situazione di incertezza, la necessità a 51 anni di dovere tenere sempre i conti aggiornati per evitare di "sgarrare" aumenta lo stato di ansia e di incertezza.

Vorrei essere libero, non avendo avuto figli (cosa di cui, oggi, per come stanno le cose sono quasi contento !), di gestire la mia vita e riottenere la libertà di fare e di agire senza dovere dare conto a nessuno e senza dovermi creare lo scrupolo di lasciare la Pina da sola a casa.

Ma questo, probabilmente, sarà un altro capitolo della storia ...

sabato, dicembre 18, 2021

Una storia lunga 16 anni

 Mi fa impressione. Ho visto a quando risale il primo post. 2005. Siamo a fine 2021. Ben 16 anni.

16 anni lunghi. Anni in cui sono successe tante cose. E si raggiunge una età, 50 anni. Età di rendiconti, di consapevolezza. 

Età in cui si vorrebbe qualcosa di diverso. Una vita diversa. Si pensa alla vecchiaia, la di pianifica. I difetti delle persone si notano di più e, forse, si tollerano di meno.

E mai avrei pensato di essere seduto in una villa su una panchina lilla a credere un post. Post di dolore e insofferenza. Di ora e di dolore. Passa un Labrador e penso che nel 2017, quando Jack e Pina hanno comprato casa nuova, Jack avrebbe tanto desiderato. Per certi versi come il figlio mai arrivato e sotto sotto mai desiderato.

E qui, mentre mi crogiolo al sole di novembre di Sicilia, tiro le somme.

Somme di una vita complessa, con una pandemia che ha cambiato il mondo e le persone.

E proprio quando ti rendi conto che le persone cambiano capisci che l’idea di una vita a due, in comune, forse è impercorribile. E lo dico con velata amarezza.

Forse sono un romantico. Ho visto i miei genitori che organizzavano la loro vita, che vivevano la loro vita coniugale assieme. Così come assieme hanno vissuto la malattia.

Mi rendo conto, invece, che oggi Jack e Pina condividono solo spazi comuni. Quasi come stai quei studenti fuori sede che hanno ognuno un loro spazio e hanno solo un bagno in comune.

Entrare nell’ottica di vivere vite parallele con tempi diversi mi brucia e mi fa male. Così come accettare il fatto che Pina ha notevoli problemi organizzativi e di gestione della vita a due.

Ecco perché mi trovo seduto sulla panchina lilla al sole. Perché mi sta offrendo un momento di pace che non ho a casa, spazio in cui chi ci vive dovrebbe stare nella serenità offerta dalla tana.

Vite diverse, bisogni diversi. Come il bisogno di “fare benzina” la mattina facendo prima colazione e poi affrontare la giornata. Invece alle 14 io ho preso i min cornetto al bar e Pina parla al telefono di lavoro.

Che resta ? Accettare a muso duro che avremo due vite parallele. Smettere di pensare di fare qualcosa assieme diversa dalla spesa alimentare. Metabolizzare questo modus e accettarlo. O soccombere.

Fare le cose che piacciono fregandomene di chi mi sta accanto. Il nuovo must …