Questa volta voglio farlo, scrivere di getto senza rileggere ciò che scrivo.
Perchè voglio che i miei pensieri diventino parole su questo foglio. Senza ripensamenti, senza cambiamenti.
Così, come vengono.
Sono stanco, stanco mentalmente, stanco di tutto.
Con le mente annebbiata, con l'incapacità di ragionare in maniera lucida.
Con un desiderio. Quello di avere una vita normale, una vita dove l'unico problema è (paradossalmente) gestire il quotidiano e scegliere cosa mangiare per cena.
Invece da anni mi trovo infognato in situazioni più o meno complesse, come quella della casa in cui vivo.
E la casa, e tante altre situazioni (anche lavorative), alla fine mi hanno logorato dall'interno.
Non so se questo è il principio di un burnout o di una depressione ma sono veramente svuotato.
Ho perso il piacere, la voglia di fare le cose.
Le giornate si susseguono in un elenco di cose da fare, una serie di obblighi.
Ma non riesco a pensare a nulla che mi possa fare cambiare idea sul piacere di fare le cose.
Neanche quelle che potrebbero essere le mie passioni.
E più sono così più mi deprimo perchè non riesco a vedere una via di uscita.
Poi, ora, si aggiunge il "carico". Il dottorato della Pina, la sua partenza per la Svizzera.
Un percorso ad ostacoli fatto di ricerche di alloggio, obblighi burocratici, telefonate e riunioni, permessi di soggiorno. Un percorso in cui la Pina si è, con caparbietà, infilata ed è riuscita a portare i 3 punti a casa.
Ma ora i nodi vengono al pettine con l'organizzazione della partenza e la burocrazia che è tutta in capo a me.
Non ho il coraggio di uccidermi ma se dovesse venirmi una malattia l'unica mia richiesta sarebbe quella di evitare la sofferenza.
Non ho figli a cui lasciare il testimone, non ho un futuro e il presente non mi gratifica. Andarsene non è una sconfitta ma, forse, la fine di una vita vissuta con troppi alti e bassi ...