Jack & Pina sono appena tornati da Roma. Week end tranquillo se n0n fosse che, forse per deformazione professionale, mi fermo a pensare un secondo ed a tirare le somme del weekend. Si, week end tranquillo, rilassante.
Ma dal punto di vista personale cosa è passato sotto i ponti ? La Pina dal 20 al 24 è stata vicino Sabauda per fare uno stage. Bello, interessante. Le premesse erano quelle di vedere le cose come andavano li e ricrearle qui a Palermo. Bello, interessante ... Alla Pina manca sempre quel "tot", quel pizzico di coraggio, di intraprendenza, di lungimiranza che le permette di buttarsi, di credere in se stessa e di percorrere strade nuove. Lei esplora, vede ... ma non si cimenta. Il suo lavoro attuale non le piace. Oggi più di prima. Le hanno cambiato postazione. Le hanno dato uno spazio più angusto, più risicato. Probabilmente è lo scotto da pagare per la settimana di "interpretazione ambientale" e per il fatto che i "vertici dirigenziali" hanno capito che al termine del contratto la Pina vuole mollarli.
A questo punto non so cosa dire, consigliare. Ho, forse, suggerito troppo nel passato. Ed ho, forse, inibito la già scarsa predisposizione di Pina a prendere coraggiosamente delle scelte ed a portarle avanti.
Anche perchè, forse, la Pina scelte sue proprie nella vita ne ha fatte veramente poche ...
lunedì, aprile 28, 2008
martedì, aprile 08, 2008
E' questa la famosa crisi del settimo anno ???
Ostinatamente non ho mai voluto credere alla "crisi del settimo anno" nei matrimoni.
Ho sempre voluto credere al fatto che due persone, chimicamente, si attraggono. Vivono la loro storia di amore tra alti e bassi. Inutile negare: nella vita di coopia è normale che non tutto "giri" sempre per il verso giusto.
Molto spesso, però, l'alchimia si rompe. Le aspettative vengono tradite. Le aspettative deluse. Si inizia con tante prospettive, tante promesse. Vengono presi impegni.
Ad un tratto il giocattolo si rompe. Non volevo credere alla "crisi del settimo anno". Eppure, forse, sette anni sono il lasso di tempo utile per passare dalla tolleranza alla "tolleranza zero". A quando, complice forse la crisi di mezza età, ti rendi conto che sei all'apice della tua vita. Ti giri indietro e dici: cosa è cambiato rispetto a quando abbiamo iniziato e che prospettive ci sono per il futuro.
Ecco: le prospettive. I figli uniscono, impediscono le divisioni. I coniugi sono tolleranti vicendevolmente perchè hanno un obiettivo comune: il figlio.
Ma quando, per diversi motivi, i figli non vengono (non si vogliono/non ci sono le condizioni economiche/ci si rende conto che i suoceri non possono essere di grande aiuto/non si hanno certezze professionali del coniuge/...) il giocattolo si rompe. Basta un poco, una assenza di certezza. Si rompe di meccanismo per il quale pensi che, tutto sommato, la tua storia vada bene. Che stai iniziando un percorso personale che ti porterà in qualche modo a destinazione.
Invece, poi, scopri che tua moglie non è soddisfatta di quello che fa. Che vorrebbe fare altro. Alla faccia dei mille euro quasi sicuri al mese che ti arrivano direttamente sul conto corrente. Dei mille euro che ti permettono, in assenza di figli, di potere "invecchiare" con discreta serenità. Senza doverti "azzannare il cervello" per cercare i soldi senza chiederli a nessuno. Senza, in certi momenti, fare capire al coniuge che sei in difficoltà nella gestione familiare. Convinto che tua moglie ha iniziato un percorso in qualche modo professionalizzante. Scopri che ha una "crisi di rigetto" nei confronti del lavoro che attualmente svolge perchè "troppo lontano da quello per cui ho studiato". Sorgono spontanee certe considerazioni del tipo: quando hai lavorato nella Pubblica Amministrazione e facevi orari e cose da pazzi, quando hai rinunciato alla settimana di ferie perchè c'era troppo lavoro (ed io sono rimasto solo come un cane a casa), quando potevi iniziare (dopo la laurea) come tirocinante (ah, vero: non ti pagavano e non c'erano tempi certi per intraprendere la carriera universitaria !!!) ... Io c'ero ... ero li accanto a te. Ora, le velleità. Tornare a fare qualcosa più aderente alla tua laurea. Giusto, per carità ! Occorre rispettare i pensieri altrui. Ma perchè, a questo punto, mi devo azzannare il cervello cercando lavori esterni, cercando il compromesso con chi si "fotte" il 50 % del mio lavoro senza fare niente (ma devo sottostare a questa situazione perchè il rimanente 50 % mi (ci) fa comodo). Io, ahimè, devo sottostare ad un lavoro nella P.A. che non mi gratifica. A volte penso: e se pure io fanculizzassi tutto e tutti e decidessi di seguire le mie aspirazioni naturali ? No, il senso di responsabilità è troppo alto. La barca deve andare avanti.
Penso. In questo momento messo davanti al mio computer in ufficio con il collega di fronte che lavora, nascosto come un verme dietro il monitor da 20" con l'occhio lucido, che quello che è mancato ad una parte di noi è stata la parte di sacrificio di una parte di noi per un obiettivo comune.
Si dice che quando una coppia scoppia le colpe sono al 50 %. Vero. Io, però, da solo non riesco a capire quali solo le colpe che mi posso attribuire.
Devo dare atto ad una amica psicologa quando (non so se volutamente o meno) disse davanti a tutti e due che le coppie scoppiano quando manca la prospettiva di vita, l'obiettivo comune. Ecco. Forse è mancato questo. Forse, come disse sempre questa amica una volta alla vigilia del matrimonio nel 2001 mentre la riaccompagnavo a casa, ho avuto troppo la "sindrome del missionario". Volevo salvare mia moglie da un contesto familiare molto particolare. Forse, sempre citando l'amica psicologa, quando la coppia "scoppia" occorre un aiuto esterno.
Ho sempre voluto credere al fatto che due persone, chimicamente, si attraggono. Vivono la loro storia di amore tra alti e bassi. Inutile negare: nella vita di coopia è normale che non tutto "giri" sempre per il verso giusto.
Molto spesso, però, l'alchimia si rompe. Le aspettative vengono tradite. Le aspettative deluse. Si inizia con tante prospettive, tante promesse. Vengono presi impegni.
Ad un tratto il giocattolo si rompe. Non volevo credere alla "crisi del settimo anno". Eppure, forse, sette anni sono il lasso di tempo utile per passare dalla tolleranza alla "tolleranza zero". A quando, complice forse la crisi di mezza età, ti rendi conto che sei all'apice della tua vita. Ti giri indietro e dici: cosa è cambiato rispetto a quando abbiamo iniziato e che prospettive ci sono per il futuro.
Ecco: le prospettive. I figli uniscono, impediscono le divisioni. I coniugi sono tolleranti vicendevolmente perchè hanno un obiettivo comune: il figlio.
Ma quando, per diversi motivi, i figli non vengono (non si vogliono/non ci sono le condizioni economiche/ci si rende conto che i suoceri non possono essere di grande aiuto/non si hanno certezze professionali del coniuge/...) il giocattolo si rompe. Basta un poco, una assenza di certezza. Si rompe di meccanismo per il quale pensi che, tutto sommato, la tua storia vada bene. Che stai iniziando un percorso personale che ti porterà in qualche modo a destinazione.
Invece, poi, scopri che tua moglie non è soddisfatta di quello che fa. Che vorrebbe fare altro. Alla faccia dei mille euro quasi sicuri al mese che ti arrivano direttamente sul conto corrente. Dei mille euro che ti permettono, in assenza di figli, di potere "invecchiare" con discreta serenità. Senza doverti "azzannare il cervello" per cercare i soldi senza chiederli a nessuno. Senza, in certi momenti, fare capire al coniuge che sei in difficoltà nella gestione familiare. Convinto che tua moglie ha iniziato un percorso in qualche modo professionalizzante. Scopri che ha una "crisi di rigetto" nei confronti del lavoro che attualmente svolge perchè "troppo lontano da quello per cui ho studiato". Sorgono spontanee certe considerazioni del tipo: quando hai lavorato nella Pubblica Amministrazione e facevi orari e cose da pazzi, quando hai rinunciato alla settimana di ferie perchè c'era troppo lavoro (ed io sono rimasto solo come un cane a casa), quando potevi iniziare (dopo la laurea) come tirocinante (ah, vero: non ti pagavano e non c'erano tempi certi per intraprendere la carriera universitaria !!!) ... Io c'ero ... ero li accanto a te. Ora, le velleità. Tornare a fare qualcosa più aderente alla tua laurea. Giusto, per carità ! Occorre rispettare i pensieri altrui. Ma perchè, a questo punto, mi devo azzannare il cervello cercando lavori esterni, cercando il compromesso con chi si "fotte" il 50 % del mio lavoro senza fare niente (ma devo sottostare a questa situazione perchè il rimanente 50 % mi (ci) fa comodo). Io, ahimè, devo sottostare ad un lavoro nella P.A. che non mi gratifica. A volte penso: e se pure io fanculizzassi tutto e tutti e decidessi di seguire le mie aspirazioni naturali ? No, il senso di responsabilità è troppo alto. La barca deve andare avanti.
Penso. In questo momento messo davanti al mio computer in ufficio con il collega di fronte che lavora, nascosto come un verme dietro il monitor da 20" con l'occhio lucido, che quello che è mancato ad una parte di noi è stata la parte di sacrificio di una parte di noi per un obiettivo comune.
Si dice che quando una coppia scoppia le colpe sono al 50 %. Vero. Io, però, da solo non riesco a capire quali solo le colpe che mi posso attribuire.
Devo dare atto ad una amica psicologa quando (non so se volutamente o meno) disse davanti a tutti e due che le coppie scoppiano quando manca la prospettiva di vita, l'obiettivo comune. Ecco. Forse è mancato questo. Forse, come disse sempre questa amica una volta alla vigilia del matrimonio nel 2001 mentre la riaccompagnavo a casa, ho avuto troppo la "sindrome del missionario". Volevo salvare mia moglie da un contesto familiare molto particolare. Forse, sempre citando l'amica psicologa, quando la coppia "scoppia" occorre un aiuto esterno.
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